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Immobili fantasma da regolarizzare entro il 31 dicembre.

Italcase.it
28 mag 2010
Circolari
Ci sarà tempo fino al 31 dicembre per mettere in regola gli immobili fantasma, con sanzioni ridotte a un terzo. Poi scatterà la tenaglia Agenzia del territorio-comuni per scovare gli irriducibili, e la sanzione salirà a un terzo del valore catastale (cioè dal 15% al 25% del valore di mercato). Questi, stando alle voci che circolano all'Economia, i connotati della "regolarizzazione catastale". Con un'incognita, la regolarizzazione urbanistica del mattone emerso, finora tenuta pudicamente in sospeso: «Il problema – dicono all'Economia – semmai è dei comuni». Ma questo è il vero fantasma che si aggira per la penisola. Solo a parlare di condono edilizio gli scudi si alzano. L'Ance auspica che «non ci siano ripensamenti sull'ipotesi di eliminare dalla manovra una sanatoria edilizia generalizzata». Rassicurazioni sono state date a Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia, al termine dell'incontro di ieri con Giulio Tremonti: «Sento di poter dire che il condono non ci sarà». Eppure, nonostante il gioco delle parti tra l'Economia, che rivolge la sua attenzione al solo problema fiscale, e i comuni, che dicono di non poter concedere nulla alle costruzioni abusive, il nodo è tutto lì. Come anticipato dal Sole 24 Ore già due anni fa, quando cominciava l'operazione di raccolta dei dati e sovrapposizione di mappe e rilievi aerei. Era evidente che chi non aveva dichiarato le case al catasto, molto spesso, non lo aveva fatto solo per evadere le imposte (Ici, Irpef, tassa rifiuti) ma soprattutto perché lì non avrebbe potuto costruire. In parte, certo, si tratta di edifici o ampliamenti che sarebbero stati leciti e per i quali i proprietari hanno scelto di evitare anche il pagamento degli oneri. Ma, anche a fare una tara abbondante, dato che stiamo parlando di 1,4 milioni di unità immobiliari tra abitazioni, box, capannoni e magazzini, se il governo vuole ottenere sei miliardi e i comuni contano sulla tassazione annuale, non c'è via d'uscita dalla china della sanatoria urbanistica, più o meno mascherata. In caso contrario, una sanatoria solo fiscale sarebbe semplicemente un'autodenuncia. E allora chi la farebbe? Nessuno. Tanto che già si parla di sistemare la faccenda in sede di conversione del decreto legge, facendo passare il condono in Parlamento. Un aspetto positivo, almeno, c'è. Oggi i comuni e l'Economia, attraverso l'agenzia del Territorio, dispongono di un patrimonio inestimabile: la mappa del territorio vera e aggiornata. Questo potrebbe anzitutto impedire il rush finale delle case abusive, costruite nel periodo dal varo del provvedimento di sanatoria all'ultimo giorno utile per chiedere la regolarizzazione. Se venisse aggiornata, facendo finalmente funzionare il modello unico digitale per l'edilizia (cioè la denuncia simultanea al comune e al catasto di ogni modifica all'immobile), questa mappa consentirebbe di scoprire in tempo reale gli abusi. Con un controllo non troppo complesso, sovrapponendo qualsiasi google map o altra rilevazione satellitare, ogni immobile "nuovo" emergerebbe immediatamente. Il governo, intanto, ha rilevato anche un'altra forma di evasione immobiliare su cui intervenire: quella sui lavori di recupero edilizio con detrazione del 36 per cento. Molte imprese, nonostante l'obbligo di bonifico, non denunciano i guadagni (evadendo le imposte sui redditi) o non registrano le fatture emesse (evadendo l'Iva). I dati, anticipati al Sole 24 Ore dal nucleo speciale Entrate della Guardia di Finanza, sono allarmanti (e in crescita): con un'indagine mirata su 1.045 casi selezionati, sono emersi, per il 2009, 619 evasori totali, con 36 milioni di Iva evasa e una base imponibile da recuperare di 280 milioni. L'idea del governo è di far effettuare alle banche, presso cui è stato fatto il bonifico, una ritenuta del 20% sull'importo, in modo da mettere subito nell'angolo gli evasori.

Fonte: Il Sole 24 Ore